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Il ritorno delle nazionalizzazioni

Da diverso tempo si sta assistendo ad un sempre più massiccio intervento dello Stato, attraverso anche l’utilizzo dei fondi di Cassa Depositi e Prestiti, che rischia di diventare simulacro di una nuova Iri.

E’ noto che, spesso, le imprese partecipate da parte dell’Iri erano gravate da inefficienze e disavanzi che immancabilmente dovevano essere coperti con i soldi del contribuente.

Ciò che sovente caratterizza l’impresa a partecipazione pubblica è la presenza, oltre che dei disavanzi e delle inefficienze, del clientelismo politico e la poca trasparenza nella gestione.

Se in particolari circostanze è bene che ci sia l’intervento pubblico riguardo a particolari investimenti (esempio costruzione di autostrade, reti ferroviarie ecc.) che sarebbero gravose per iniziative di natura privatistica, dall’altro lato l’eccessiva proprietà pubblica dei settori economici e produttivi, come diversi studi hanno dimostrato, tendono a ridurre la concorrenza, l’indipendenza politica e l’indipendenza economica da parte dei cittadini e delle imprese.

Infatti la gestione pubblica, inevitabilmente quale cinghia di trasmissione del sistema dei partiti, tende a limitare le facoltà politiche dei singoli cittadini, potendone ostacolare all’interno delle aziende i miglioramenti di carriera, o addirittura le assunzioni per se o per i propri figli.  Può limitare la libertà di stampa indirizzando i fondi per la pubblicità verso giornali e riviste meno ostili o l’insediamento produttivo in certe zone anziché altre.

Alcuni autori hanno messo in evidenza come talvolta vi siano non necessari aumenti di posti di lavoro, magari durante il periodo elettorale, corroborati da incremento del deficit pubblico.

Inoltre non di rado, la classe manageriale non è scelta in base a specifiche competenze (meritocrazia), ma selezionata in base al legame partitico e fedeltà politica dimostrata.

Nei settori produttivi dette imprese agiscono in concorrenza sleale. Si pensi ad esempio al fatto che le banche ed i fornitori, sentendosi più garantiti, tendono a favorire un’impresa a partecipazione pubblica anziché un’impresa privata, anche se la prima è molto meno efficiente in termini di gestione economica poiché, in caso di default intervengono a copertura i soldi del contribuente.

Nel corso degli ultimi trent’anni l’Italia, al pari dei maggiori stati europei, aveva proceduto ad ingenti privatizzazioni, realizzando notevoli plusvalenze ed entrate per arginare il deficit pubblico. Nel corso degli ultimi periodi si è però venuta ad innescare una certa controtendenza (non solo in Italia) che fa venir meno il percorso iniziato tanti anni fa e che rischia di rovinare quanto fatto fino ad ora.

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