di Shahab Shirakbari
Dal 2023 partiranno i tagli per rientrare dal debito pubblico perché “ce lo chiede l’Europa” ma soprattutto, ci sarà la lotta all’evasione fiscale, ma di abbassare la pressione fiscale come “spada di Damocle” che affossa le imprese italiane non si parla. Draghi ha previsto che questa battaglia campale sarà attuata a carico delle partite Iva, circa 2.3 milioni quasi tutte piccole, che dovranno assicurare 4 miliardi nel 2023 e 12 miliardi a regime.
La realtà è che la legge delega sarà generica ma utile al dibattito in Parlamento. Tradotto, sarà un passatempo per i partiti che faranno il loro show in Parlamento ma che partorirà un topolino in quanto soldi per abbassare le tasse non troveranno mai, ma per salvare le banche trovano sempre. Ecco la ricetta: l’aumentare del +40% elettricità, +30% Carburanti, +100% IMU, +31% gas, +40% alluminio, +150% ferro e acciaio, +60% carta, +60% grano, sono gli aumenti che peseranno ancora di più sul bilancio delle aziende oltre la mancanze delle materie prime che blocca la produzione e ritarda le consegne.
Le partite Iva riceveranno le letterine dall’agenzia delle entrate mentre veri e propri interventi strutturali, anche nel campo della grande evasione, non se ne vedranno. Le piccole e medie imprese tra la concorrenza sleale dei paesi dell’est europa, l’invasione prodotti a basso costo, la burocrazia e la pressione fiscale sono condannate a chiudere e lasciare intere famiglie sul lastrico.
Le proposte di flat tax come quelle di un significativo abbassamento dell’Iva, dell’Irpef e del cuneo fiscale si sono frantumate. Se si riuscirà, si avrà un alleggerimento di circa 2 miliardi della pressione fiscale, cifra lontanissima dalla realtà drammatica in cui vivono i possessori delle P. Ive.