Personalmente non posso fidarmi di Giorgia Meloni, anche quando è in buona fede e parla di argomenti che non conosce. Non è colpa sua ma del fatto che non è mai stata un Autonomo o una Partita Iva.
In un mercato del lavoro degli Autonomi e delle Partite iva, solo la Meloni poteva confondere l’equo compenso dei professionisti con le giuste norme per un equo compenso.
Essendo Lei una statalista pensa di aggiungere norme ad altre già esistenti, alle quali lei stessa ha partecipato alla stesura quando il suo partito era al governo.
L’equo compenso esiste già per i professionisti e si chiama Tabella Professionale del Compensi: è sotto forma di legge.
Il fatto è che i vari governi precedenti l’hanno azzerata con le deroghe personali del professionista.
Basterebbe dire “togliamo le deroghe”, ma questo andrebbe contro le leggi di mercato e di tutela del consumatore.
Quindi l’unica strada perseguibile per un equo compenso è la seguente: usare le tabelle professionali e delle camere di commercio con possibilità di libera deroga ed introdurre l’azzeramento delle imposte dirette e dei contributi agli Autonomi e Partite iva fino a 100 mila euro ed introdurre una tassa unificata del 2%, di tasse e contributi, fino a 350 mila euro.
Solo questo rilancerebbe l’economia e farebbe scomparire in un attimo la disoccupazione e l’evasione fiscale, la quale, voglio sempre ricordarlo, è l’effetto negativo di politiche burocratico-tributarie sbagliate e volutamente discriminatorie, pregiudizievoli e persecutorie verso gli Autonomi e le Partite iva.