di Shahab Shirakbari
Oggi le imprese italiane sono sotto assedio, circondati: la pressione fiscale, mancanza di materie prime con gli aumenti oramai giornalieri, spaventoso l’aumento delle utenze, l’inflazione, il calo dei consumi, l’unica soluzione è la chiusura o se possono la delocalizzazione.
Sul fronte tributario, specie nelle dinamiche esattoriali, lo Stato italiano, in vent’anni ha aumentato la pressione fiscale del 40% e così il reale gettito fiscale è salito al 64% e se aggiungiamo l’INPS come uscita e la promessa di ricevere sotto forma di pensione nel futuro, ma intanto le imprese pagano arriviamo al 84%. Il Paese è in totale confusione, un fatto è ora limpido e chiaro: né presente né futuro esistono per l’economia italiana. Nel 2020 la chiusura definitiva di oltre 390 mila imprese del commercio, pari a una perdita di circa 120 miliardi di euro rispetto al 2019.(l’Ufficio Studi Confcommercio dicembre 2020) e nel 2022 secondo Istat, il 45% delle piccole e medie aziende a rischio fallimento.
Gli ultimi governi hanno cercato di dare la colpa alla pandemia poi alla guerra USA – Russia, ma in realtà Covid e lo Stato di emergenza permanente sono scuse per esercitare la pressione sulle imprese italiane.
L’inflazione italiana sale al più 8%. A spingere i prezzi sono sempre i beni energetici, in particolare le bollette, in rialzo 5 volte più rispetto ad un anno fa. A cascata il maggior costo di energia e trasporti si riverbera su diverse categorie merceologiche. Grave sono le conseguenze sociali per le imprese e le famiglie. ARERA, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, che sul sito scrive: “Il prezzo spot del gas naturale al TTF (il mercato di riferimento europeo per il gas naturale) è aumentato, da gennaio a dicembre di quest’anno, di quasi il 500% (da 21 euro a 120 euro/MWh nei valori medi mensili); nello stesso periodo, il prezzo della CO2 è più che raddoppiato (da 33 euro a 79 euro/tCO2)”. Gli aumenti previsti nel 2022 sono; +55% per l’energia elettrica, +41,8% per il gas metano.
Se la bolletta non viene saldata entro la data di scadenza indicata nella prima pagina della fattura, il fornitore invia un sollecito di pagamento. Se il pagamento non perviene dopo 15 giorni, la fornitura viene sospesa e l’azienda sarà costretta a chiudere.