Il titolo di Repubblica di martedi “sulla pelle dell’Ilva” e il racconto rigoroso che ne ha fatto a caldo la sera prima, in televisione, Carlo Calenda mi hanno molto colpito. Sono racconti di fatti e non di opinioni. Di protagonisti e testimoni seppur di parte. Che hanno avuto il coraggio di portare alla luce una verità amara che non fa sconti a nessuno ma che condanna l’intera classe politica. Finalmente ho sentito un Politico e ho ritrovato oltre Nicola Porro un giornalismo d’inchiesta che spesso latita alle nostre latitudini e longitudini. A pagare il conto sarà Taranto, un territorio martoriato che rischia la “lezione di Ilva a Bagnoli”: niente risanamento ambientale e nessuna prospettiva di lavoro. L’Italia è terra dove i politici senza una visione di Paese, accusano spesso altri corpi e poteri dello Stato specie il Giudiziario. E chi porta la divisa in Italia non fa un bell’affare. Si espone a rischio di ogni sorta. Nell’eterna lotta tra Magistratura e Parlamento adesso ho capito di che si tratta. Di nanismo politico. E l’occasione di tale ricostruzione mi viene dalla dolorosissima vicenda Arcelor Mittal. L’Ilva è una partita IVA. Che dà lavoro a oltre 10.000 dipendenti. Assicura un indotto ad altre 3000 /3500 partite IVA in un territorio che Dio solo sa quanta malapolitica, malagestio e mafie ha determinato disastri e dolori. Un colosso dai piedi di argilla perché i tumori ci sono. L’impianto è inquinante. E metterlo a norma richiede un passaggio temporale doloroso. Un attraversare il deserto si potrebbe dire…. ed in effetti proprio per alleviare le tensioni gestionali fu assicurato a Commissari e alla nuova gestione internazionale un ombrello penale…. un riparo dall’agire di fatto da una condizione fuorilegge verso uno stato dell’impianto a norma che richiede tempo e ingenti risorse finanziarie. Un accordo siglato al Ministero dove c’era la firma dell’Italia e tanti occhi internazionali motivati a capire la rinnovata serietà e interesse a fare impresa globale in Italia. La siderurgia resta un fattore strategico. E le scelte compiute non possono essere smentite da giochini di dilettanti allo sbaraglio. Quelli vanno bene alla Corrida di Corrado. Che se, poverello, tornasse per miracolo a vivere in Italia, non la potrebbe riconoscere avendola lasciata nell’era avanti Grillo. L’idea di Beppe Grillo che ha sedotto e.incantato milioni di Italiani si è rivelata pericolosa e senza vie d’uscita: i politici servono e non basta l’onestà personale ma occorre tanto buon senso e qualche competenza. Ascolto senza pregiudizio. Apertura mentale. Parole ed espressioni che non stiamo riscontrando in queste ore; e nel frattempo ne sono passate quasi altre 24… Anzi. Tutti adesso dicono che la cordata franco indiana si ritira non solo per scudo legale ma pure per un piano industriale sbagliato.
Sono molto dispiaciuto. Anziché fare chiarezza, la stampa amplifica il vociare dei politicanti e non inchioda alle proprie responsabilità il Governo, il sistema Italia. Maggioranza e opposizione hanno modificato in corso d’opera lo scudo penale tanto che ne diventa il pretesto per rompere.
E chi paga? La partita IVA. Pensate all’Ilva (che è una partita IVA) che vale 1.4% del Pil e ben 3500 imprese di indotto. L’Ilva è una partita IVA e non può essere capita e ancor più difesa da questi politici incapaci, non credibili e terribilmente divisi di fronte all’interesse nazionale. L’Ilva e la sua produzione adesso ha un Valore. E richiede un commissario forte. Altrimenti l’Italia perde 10.000 posti di lavoro in un territorio debole e inquinato che deve anche essere risanato con un cronoprogramma condiviso. Serve la Politica che sostenga lo Sviluppo, l’Ambiente e le Partite IVA. Senza pregiudizio ideologico come ancora per questa partita Ilva….
Messe a tacere definitivamente le lamentele dei sindacati sulla tassa piatta a 85mila euro voluta dal governo
L’Associazione Nazionale Autonomi e Partite iva condivide totalmente lo studio fatto dall’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre