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Ma la FLAT TAX cambierà veramente le cose?

Uno studio afferma che a essere avvantaggiati saranno in pochi, per le piccole partite IVA non cambierà nulla

La notizia della FLAT TAX, voluta dall’attuale governo è stata accolta con un generale entusiasmo nel Paese. Molte partite IVA hanno visto nella nuova riforma uno spiraglio di luce tra le nuvole dell’eccessiva tassazione italiana, tema di continuo dibattito e per cui sempre meno persone decidono di mettersi in proprio.

Uno studio del Corriere della Sera, realizzato da Milena Gabanelli e Rita Querzé, fa però annuvolare nuovamente quel frammento di cielo che si era schiarito e spegne l’entusiasmo dei lavoratori.

Come? Mettendo sul tavolo dati reali.

La nuova normativa

Intanto occorre premettere che una Flat Tax esisteva già e ne usufruivano 935mila italiani con fatturato non superiore a 30mila euro. La nuova riforma alza questo tetto a 65mila euro e tutti i fatturati sotto tale importo pagheranno solo il 15% di tasse.

Alle piccole partite IVA non conviene, molti pagheranno poche centinaia di euro in meno mentre altri avranno uno sconto di 10mila euro. All’orizzonte si intravedono disparità e iniquità.

Nello specifico: i 3 case study

Sulle conseguenze della nuova riforma sono stati presi da esempio 3 casi diversi di lavoratori.

Il primo esempio riguarda la situazione delle più piccole partite IVA. Sofia, architetto con un fatturato di 14mila euro e delle spese di 2mila euro, ha ottenuto 380 euro di detrazioni. Il suo regime prevedeva già la Flat Tax al 15% ma non l’ha mai scelto perché non le consente di detrarre le spese: pagherebbe quindi 1.441 euro invece dei 976 del regime ordinario.

C’è poi il secondo caso, quello di Massimo, social media editor. L’anno scorso ha fatturato 25mila euro lordi con 5mila euro di spese e ha quindi diritto a 950 euro di detrazioni. Per lui vale lo stesso discorso: se scegliesse il regime forfettario non potrebbe detrarre le spese, sborsando 2.173 euro rispetto ai 1.779 che paga col regime ordinario. Una differenza non proprio insignificante.

Infine Antonio, che ha un lavoro da dipendente e uno a partita IVA: dirigente in un’azienda di servizi informatici (dove percepisce 75mila euro annui) e sindaco in alcune società (dove grazie alla partita IVA racimola 65mila euro). Se fino all’anno scorso non potevi usufruire della Flat Tax se il tuo reddito superava i 30mila euro anni adesso puoi e Antonio godrà di un vantaggio incredibile passando dal pagare il 46% di tasse al 15%: di fatto verserà al fisco 13.567 euro in meno.

Considerazioni

Quello che purtroppo la nuova Flat Tax fa non è altro che creare tassazioni diverse per redditi uguali, in base al fatto che un reddito sia stato generato con alti costi o bassi. Il nuovo regime forfettario premia chi non ha detrazioni da scontare e sostiene costi inferiori al 22% del suo fatturato, cioè chi investe poco nello sviluppo della sua attività.

Inoltre la convenienza a restare sotto i 65mila euro spinge da una parte al lavoro nero, per rientrare nel regime, e dall’altra a restare piccoli: studi associati, per esempio, rimarranno frammentati per pagare meno tasse.

L’assunzione di dipendenti è scoraggiata perché si paga di più. Questo è un punto fondamentale nel mondo del lavoro in generale perché le partite IVA, oltre a creare benessere per sé, danno lavoro a tantissimi cittadini.

I nuovi vantaggi su tassazione e burocrazia saranno destinati a 1,3 milioni di contribuenti (di cui 935mila già ne usufruivano).

Ma quindi chi avvantaggia?

A godere della nuova normativa saranno gli “ibridi”: coloro che hanno entrate sia da una pensione o lavoro dipendente e dalla partita IVA. Il consiglio dei commercialisti stima che questi casi ammontino a ben 105mila. Sarà quindi questa la categoria più premiata, con dei vantaggi senza eguali, ed è spesso composta anche da ex parlamentari che svolgono consulenze, ex dirigenti o dirigenti. Insomma… gente che non se la passa proprio malissimo.

In generale risulta che su 3,8 milioni di partite IVA, i nuovi vantaggi su tassazione e burocrazia saranno destinati a 1,3 milioni di contribuenti (di cui 935mila già ne usufruivano).

Si può ancora parlare di rivoluzione fiscale? Sembra più la solita risposta propagandistica piuttosto che un provvedimento volto a tutelare realmente una moltitudine di lavoratori. Quello di cui l’Italia ha bisogno è un atto che restringa il divario tra ricchi e poveri, che si prenda seriamente cura di chi è svantaggiato.

I “regalini” che la nuova Flat Tax elargisce sono destinati a pochi eletti, mentre per le partite IVA più povere non è cambiato nulla, assolutamente nulla.

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