Se è vero che essere liberi professionisti è spesso una decisione personale e può essere un vantaggio o uno svantaggio a seconda di diversi fattori, è altrettanto vero però che aprire una Partita Iva non è sempre una scelta. Quante volte negli anni di questa acuta e persistente crisi ragazzi in difficoltà, rifiutati dalle aziende hanno dovuto inventarsi un futuro come imprenditori di sé stessi? Quante volte persone adulte, nella ben più grave situazione di mantenere talvolta la famiglia hanno perso il lavoro?
E perdendolo hanno dovuto reinventarsi come potevano. È chiaro a tutti che riqualificarsi nel mercato del lavoro a una certa età è più difficoltoso: in primo luogo perché un lavoratore adulto e navigato è più costoso di un ragazzo, in secondo luogo perché questo è spesso penalizzato dal fatto che i giovani sono più improntati ad assecondare la rivoluzione digitale di cui necessitano le aziende.
Vista la difficoltà delle aziende di assumere, data la problematica del costo del lavoro in Italia e il circolo vizioso che ancora dura a causa della crisi, molti italiani sono rimasti spiazzati: qualcuno non è riuscito a entrare realmente nel circolo produttivo, qualche altro vi è uscito e per reinserirsi nel mercato del lavoro ha dovuto aprire la Partita Iva.
Per questo non sempre la Partita Iva è una scelta: talvolta è l’obbligo degli “outsider”, di coloro che non sono riusciti “ad entrare” e stare e rimanere in un dato sistema.