Questa è la storia di Monica, artigiana e madre di due bambini
Ho aperto la partita IVA nel lontano ’94, avevo poco più di vent’anni. Fin dall’adolescenza coltivavo la passione per il bricolage, lavorando legno e metalli e producendo oggetti di arredamento, orecchini, collane. Poco dopo la fine del liceo ho deciso di unire quello che mi appassionava a qualcosa di più pratico e ho aperto il mio negozio di cornici. Ero carica di entusiasmo, forte dei riscontri positivi da parte dei clienti e felice di creare una realtà tutta mia, che rispecchiasse unicamente il mio modo di lavorare e la mia estrosità.
L’entusiasmo non è durato molto però: acconti IVA, IRPEF e altre tasse assurde mi hanno scoraggiato dopo poco, per non parlare poi dell’assurda complessità del sistema burocratico. Sia chiaro: difficilmente dopo tanti anni tornerei a fare la dipendente ma è difficile rimanere motivati da lavoratori autonomi in queste condizioni!
“Quello che non mi va giù è questo sistema che si dimentica di chi produce davvero. “
Il periodo peggiore è stata la mia prima gravidanza: ho lavorato fino al giorno prima del parto e sono rientrata in negozio con mia figlia dopo soli cinque giorni. L’allattavo tra un cliente e l’altro, sopportando la stanchezza fisica e lo stress emotivo a cui ogni neo mamma è sottoposta. È sacrosanto avere qualche mese per rimettersi in sesto dopo una gravidanza faticosa e familiarizzare con la nuova condizione di genitore (che è un lavoro a tempo pieno) ma per me non è stato così. Io non so cosa voglia dire “maternità”.
Molti penseranno “Potevi chiudere per qualche tempo” ma quando non hai alcun aiuto dallo Stato e vivi solo di quello che fatturi non puoi permettertelo, soprattutto quando devi affrontare le spese che un nuovo nato in famiglia comporta. Ho tante amiche che lavorano da dipendenti, soprattutto nel pubblico: mesi a casa, libere di godersi l’intimità domestica con i loro figli e di tornare a lavoro in forma.
Nonostante tutto ce l’ho fatta, mia figlia ora va a scuola, ho avuto un altro bambino e continuo a lavorare nel mio negozio. Quello che non mi va giù però è questo sistema che si dimentica di chi produce davvero. Non esistiamo se chiediamo maternità o malattia ma ci si ricorda benissimo di noi quando dobbiamo aprire il portafoglio e versare soldi allo Stato.